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non si copia

Ce lo sentiamo ripetere sin dalle scuole medie fino all’università, passando per i quiz di scuola guida o esami simili. La frase che echeggia nelle nostre teste è sempre quella: “Non si copia!”.

E nonostante tutto esistono milioni di copioni.

Confesso, quante volte ho copiato a scuola con i miei compagni di banco (e merende) Massimo e Federico! Anzi, chi non l‘ha fatto? Ma il problema è un altro. Cioè, finché si copia a scuola, è una cosa che fa parte dei giochi. Il problema è quando copi l’idea di un’altra persona, o la strategia o i testi, o le foto. Di certo Internet non ci aiuta, perché basta pubblicare qualcosa che, come per magia, risulta accessibile a tutti. In modo completamente IRREVERSIBILE. Dovrò essere molto chiaro con i miei figli, quando si approcceranno al web. Una cosa pubblicata, non si cancella più.

L’assist per questo articolo mi è stato dato da un episodio accaduto in rete qualche giorno fa. Alessio Carciofi, consulente, formatore ed esperto di Marketing Digitale viene intervistato da Elisa Stefanati in un articolo molto molto interessante su Economymag.it (raggiungibile qui, per i più curiosi).

Alessio è il RE della Digital Detox, anzi forse il padre, dopo il bellissimo (ma a volte dolorosissimo) libro proprio sull’argomento.

Ad Alessio vengono fatte alcune domande e lui risponde.  Andate a leggervi l’articolo completo, perché è molto interessante.

Ad ogni modo, questi alcuni passaggi dell’articolo:

“La malattia del secolo? Si chiama Tecnostress e ha a che fare con l’incapacità di staccare la spina dai device tecnologici. Una sorta di “ubiquità” digitale guidata dall’ansia di voler essere ovunque, collegati con tutti ed in ogni momento. Restare “offline”? Un lusso per pochi e in caso di black out digitale scattano, fobie, angosce e compulsioni. Viviamo il tempo dell’ansia da prestazione, da aggiornamento ed ora anche da disconnessione.“

ed inoltre:

“Se il nostro cervello riceve 11 milioni di bit al secondo ed è programmato per processarne solo 40 al secondo si comprende facilmente il disorientamento: perché l’attenzione in questo modo viene continuamente minacciata e quindi solo parzialmente orientata al compito”

Qualche giorno dopo, su Linkedin, un altro professionista decide di scrivere un post… Anche in questo caso, vi mostro il post, così ognuno può trarre le proprie conclusioni.

 

Cosa capiamo da questa storia? Forse che copiare online è più difficile che farlo offline? Scherzi a parte, come dicevamo all’inizio non è mai giusto copiare un competitor o, peggio ancora, un’azienda dall’altra parte del mondo.

In questi anni ho sentito tante volte la frase “Alex, dobbiamo inviare la newsletter perché l’ha fatto anche il mio vicino”, o ancora “Guarda loro, sono usciti con l’offerta per il ponte del 2 giugno, dobbiamo farlo anche noi”. Monitorare competitor o aziende di riferimento è giusto, ma ricalcare pedissequamente strategie e mosse, ahimè, è proprio sbagliato.

Non esiste una strategia giusta per tutti, ogni settore, ogni attività, ogni periodo necessità e caratteristiche uniche, motivo per il quale la strategia deve essere appunto unica e personalizzata! Cucita addosso, come il vestito di una sarta.

Cosa bisogna analizzare, sapere e definire prima di partire con una strategia di marketing?

  1. Quali sono i miei obiettivi? Vendere? Informare? Far venire le persone in negozio? O fare in modo che raggiungano il mio blog? Farmi contattare via form? Non esiste un obiettivo uguale per tutti! Eh no, diventare ricchi non è proprio un obiettivo concreto e specifico.
  2. Qual è il mio target di riferimento. A chi voglio parlare? Con tutte le sfumature del caso: età, sesso, geolocalizzazione, abitudini ed interessi (lavorativi, sentimentali, psicologici,…)… Mettiamoci nei panni dei nostri clienti. Tu dormiresti nel tuo hotel? Compreresti un tuo prodotto?
  3. Dov’è il mio target di riferimento? E’ vero che sono tutti su Facebook, ma in quel momento sono disponibili ad ascoltarti? Forse se vendi una custodia per cellulari o oggetti non proprio di prima necessità, si… Se si riesce ad emozionare l’interlocutore forse si può riuscire anche a vendere una vacanza, ma se si riparano caldaie, forse una persona che ha un problema riusciamo ad intercettarla meglio su Google.
  4. Collegate ed affini al punto precedente, ci sono tutte le attività relative al Customer Journey. Il Customer Journey è il “tragitto” che il cliente percorre quando si lega con un’azienda e lo fa nei diversi “ambienti” di contatto, offline ed online. In poche parole è il rapporto che i consumatori instaurano con un’azienda, dal primo contatto fino alla decisione di acquistare o meno un prodotto / servizio. Tutte queste attività vanno definite, conosciute e guidate. Sapere quando un cliente è più propenso all’ascolto e ricettivo è fondamentale in una strategia!
  5. Misurabilità: tracciare ogni azione è fondamentale. Forse pensiamo sia ormai scontato ma vi giuro che esistono siti internet senza Google Analytics o senza un qualsiasi sistema di statistiche installato.
  6. Pazienza. Tanta pazienza. Non esiste la bacchetta magica e può succedere anche di sbagliare alcune strade. L’importante è avere la capacità di capirlo, il supporto dei dati e la prontezza nel correggere il tiro.

Ma tornando all’inizio… e se fosse stato Alessio a copiare?