Richiedi informazioni

I campi contrassegnati con * sono obbligatori

Sito protetto da Google reCAPTCHA.Privacy Policy Termini di servizio

13.11.2017
intervista Federica De Stefani

Ho conosciuto Federica davanti ad una delle piadine più buone della provincia di Rimini, dalla Ilde.
Durante una velocissima pausa pranzo di uno dei tanti eventi di marketing, vuoi non fare da Cicerone ed accompagnare i forestieri a mangiare qualcosa di locale? 🙂

Federica è un avvocato, iscritta all’ordine degli avvocati di Mantova. Si occupa di diritto della rete, diritto civile, diritto del lavoro e contrattualistica, nazionale ed anche internazionale, scrive per la casa editrice Hoepli e partecipa spesso in qualità di relatrice a convegni proprio sul diritto della Rete.

Ho letto con curiosità e bramosia il suo ultimo libro, “LE REGOLE DELLA RETE. Come tutelare i propri contenuti online”, perchè la rete è il mio lavoro, il mio ambiente, la mia passione e vorrei innanzitutto farle i complimenti per come lo ha ragionato, pensato e poi redatto, perché l’argomento è abbastanza “importante” e la forma è fondamentale per il risultato!

Federica, ne approfitto per farti qualche domanda.

Il libro è diviso in 8 capitoli ed in questi 8 passi tocchi perfettamente gli argomenti principali di questo grande tema: Internet e le sue regole, il fantastico e difficile mondo dei blog, la tanto chiacchierata Cookie Low, i domini, i social network (forse il terreno più fertile quando parliamo di regole), le fotografie online, gli hashtag ed infine la privacy proprio sui social. Qual è stato l’argomento / capitolo che ti ha dato maggior soddisfazione? E quello che, invece, ti ha impegnata di più?

Se devo essere sincera ogni parte de Le regole della Rete ha richiesto eguale impegno e tutti i capitoli mi hanno dato soddisfazione. L’ostacolo più grande che ho dovuto affrontare è senza dubbio quello relativo al linguaggio. Il mio intento era quello di fornire all’utente uno strumento di facile comprensione che non fosse legato ai tecnicismi propri del linguaggio giuridico. Ho cercato quindi di utilizzare termini ed espressioni che potessero essere compresi anche dai non addetti ai lavori. La soddisfazione più grande è stata quella di ottenere riscontri positivi proprio su questo aspetto.

 

Che rapporto hai con i social? Confessa, hai mai fatto e condiviso uno screenshot? 🙂 Lo sai che i gruppi delle mamme di scuola su Whatsapp potrebbero dare lavoro a generazioni e generazioni di avvocati?

Il mio rapporto con i social è molto particolare. Sono presente e li gestisco personalmente, ma nel tempo ho imparato a utilizzarli in maniera diversa. Io provengo da un ambiente che non sempre ha un rapporto positivo con la tecnologia e questo sicuramente ha influito sul mio rapporto personale con i social. Sono di natura curiosa e per questo non mi dispiace esplorare mondi che non sono propriamente legati a quello dell’avvocatura. Se vuoi sapere se ho mai condiviso uno screenshoot la risposta è sì, l’ho fatto, anzi colgo l’occasione per ribadire che lo screenshoot in sé non è vietato, così come non è vietata in assoluto la sua condivisione. Dipende dal contenuto, dalle circostanze e dal luogo in cui si condivide. Anche sui gruppi delle mamme c’è da sfatare la convinzione che siano “il male assoluto”. Ce ne sono in effetti alcuni che sono inqualificabili, altri, invece, che sono davvero utili. Come in tutte le cose la declinazione positiva o negativa dipende dall’utilizzo che ne facciamo. La mia esperienza personale è più che positiva. Compiti e comunicazioni relative alla scuola, al massimo la segnalazione di qualche evento interessante per i bambini, ma nulla più. Per ora diciamo che siamo ancora immuni dal più classico “buongiornissimo caffè” che intasa le chat di vari gruppi, non solo quelli della scuola.

Quanto tempo hai impiegato a scriverlo e quando hai scritto? Immagino i ritagli di tempo siano stati i tuoi migliori alleati.

Questo libro racchiude in sé tantissime vicende della mia vita privata. La morte di mio papà, un’operazione che ho subito alla mano destra, il terremoto del centro Italia, due traslochi. Diciamo che non è stata una stesura “lineare”. Ci sono stati periodi in cui scrivevo di giorno, altri in cui scrivevo di notte. È stato un vero e proprio slalom.

Una delle parti del libro che mi è piaciuta di più è quella dove spieghi brevemente cosa postare (e non postare) sui social network. Dici che “ogni utente è l’artefice della propria identità digitale” e mi trovi completamente d’accordo. Banalmente, me ne accorgo ogni qual volta che arriva un curriculum in Retorica: un po’ per gioco, un po’ per deformazione professionale, cercare nome e cognome del/la candidato/a su Google è come aspettare i calci di rigore durante una finale di Champions League: sai che sarà qualcosa di spettacolare! E se ne vedono veramente di tutti i colori. E’ vero che uno schieramento politico o una fede calcistica non devono mettere in discussione una persona, ma quando, ad esempio, il tenore dei post e dei contenuti condivisi è sempre polemico o distruttivo… un’opinione ce la si può fare, no? Cosa ne pensi?

Mi trovi perfettamente d’accordo. Il vero problema è che non ci si rende conto del fatto che il nostro comportamento online può avere degli effetti anche nel mondo reale. Quello che racconti tu ne è la prova. Siamo invece ancora ancorati alla convinzione che online e offline siano mondi separati che viaggiano su binari paralleli. E ovviamente così non è.

Hai un aneddoto curioso e divertente da raccontarci?

L’aneddoto curioso è relativo alla chiusura del libro. Poco prima di Natale avevo consegnato la versione definitiva revisionata e corretta, il libro era già impaginato e pronto per la stampa. Ero soddisfatta perché avrei trascorso le vacanze di Natale senza alcun impegno editoriale e, rispetto all’anno prima, era davvero un lusso visto che il giorno di Santo Stefano avevo lavorato ad un volume che dovevo consegnare il 30 dicembre. La soddisfazione, però è durata poco perché proprio il 30 dicembre è stata pubblicata una sentenza della Cassazione che mi ha costretta a rivedere una parte del libro. E così ho trascorso i primi giorni di gennaio a integrare il libro con questa nuova pronuncia (a pagina 54, giusto per farle un po’ di pubblicità). Data l’importanza non era però possibile non inserirla. Devo essere sincera: da quel momento ho vissuto col fiato sospeso, con la paura che ci fossero altre pronunce che mi costringessero a rimettere mano al libro. Per fortuna, però, non è stato così.

Grazie per la disponibilità e per aver messo le tue competenze in un libro e, soprattutto, per averlo fatto con chiarezza!
A presto.

Alex